giovedì 30 maggio 2013
L’ANTI 1789.
E’ sintomatico che a Parigi, dalla stessa Francia che sparse la lebbra rivoluzionaria in gran parte dell’Europa, sia partita un’onda – una “contro-onda” - che rischia di travolgere le certezze politiche che il progressismo aveva fin qui preteso di imporre alle masse bovineggianti dell’occidente continentale.
La “mani-pour tous” è chiaramente una manifestazione dove ci sono tutti; non solo quelli che Dominique Venner poteva immaginarsi pronti alla riscossa, coltello fra i denti, per arrestare il cammino verso la decadenza ma anche moderati, tiepidi, cattolici modernisti e, probabilmente, anche apolitici popolano il corteo parigino; la massa si muove, freme, si agita, come un enorme serpente ma i suoi ritmi, questa volta, non sono teleguidati dalle centrali dalla sinistra intelligentsia ma da segnali che provengono da altre galassie.
La storia non ha un senso, come invece pensano marxisti e liberali e le vicende parigine lo dimostrano; se c’era una società che aveva accolto, e distribuito generosamente in giro, le peggiori porcherie – artistiche, letterarie, cinematografiche, culturali, antifasciste – questa era – è – la Francia; ma evidentemente, il démone della novità alberga nei francesi che, questa volta, ribaltando ogni prognosi, lo lanciano dritto nei denti a chi pensava di aver già partita vinta.
Rimane pur sempre una manifestazione di massa, come tante, con tutti i suoi limiti e con un tema – il matrimonio e l’adozione omosessuale – che, pur di per sé importante non esaurisce tuttavia le questioni che oggi premono sul futuro dell’Europa.
Ma è un sintomo di uno stato d'animo collettivo in cambiamento; la storia non ha un senso, o non ce l’ha più di quello che hanno le mutazioni climatiche; sta alle minoranze determinate, a quelli che Lucién Rebatet chiamava “pessimisti attivi”, annusare l’aria, gonfiare le vele e far muovere il vascello vento in poppa.
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