giovedì 5 settembre 2013
Accadde oggi : 5 Settembre 1923
5 Settembre 1923 - Il governo Mussolini stanzia 500 milioni di lire per la costruzione di Messina e Reggio Calabria,semidistrutte dal terremoto del Dicembre 1908.
A dieci anni dal terremoto, più precisamente sul finire del 1918 Messina era ancora una città quasi esclusivamente baraccata, erano stati costruiti soltanto qualche decina di palazzi tra pubblici e privati e decine di migliaia di
messinesi vivevano in condizioni pietose: in baracche di legno spesso attraversate da canali di scolo e da fessure che mostravano ai passanti l’interno dei loro vani. Il Parlamento aveva disposto l’erogarsi di un addizionale di 18 milioni di lire, poi con Bonomi divenuti 40 milioni nel 1921, ma essendosi interrotti i lavori di ricostruzione all’inizio della Grande Guerra, Messina era stata dimenticata e il Governo reputò più opportuno guarire le ferite della patria che erano appena state causate dalla guerra anziché curarsi delle città terremotate.
In questo stato versava la città quando il nuovo capo del Governo e Duce del fascismo, Benito Mussolini, giunse a Messina. Era il 22 giugno 1923 e quel giorno dal balcone della Prefettura così si rivolse ai messinesi: “Messina deve
completamente risorgere e tornerà bella, grande e prospera com’era una volta. Non è soltanto un interesse messinese o siciliano; è un interesse di ordine squisitamente nazionale”.
Il 5 settembre il Consiglio dei Ministri prendeva in esame ed approvava vari schemi di decreto compilati dai Ministri delle Finanze e dei Lavori Pubblici per la ricostruzione di Messina e Reggio.
Il verbale di quella seduta così spiegava la ragione del provvedimento: “A tali operazioni lo Stato destina cinquecento milioni che ripartisce in sette esercizi distribuendoli in modo che le maggiori disponibilità ricadano nel periodo in cui prevedibilmente verrà a completarsi il maggior numero di quelle costruzioni che è intenzione di questo provvedimento di stimolare ed agevolare”.
Lo stesso giorno il Capo del Governo si compiaceva di annunciare ai messinesi le deliberazioni adottate col seguente telegramma, diretto al Prefetto della Provincia: “A dimostrazione della sollecitudine che il governo prende per la
ricostruzione di queste nobili regioni e in conformità delle assicurazioni da me personalmente date, il Consiglio dei Ministri ha nella odierna seduta deliberato di destinare alla ricostruzione degli edifici privati la somma di 500 milioni da erogarsi in sette anni”.
Il cambiamento fu radicale e la venuta di Mussolini rappresentò la svolta definitiva della rinascita di Messina.
Quando nell’agosto del 1937 il fondatore del secondo impero di Roma giunse di nuovo a Messina, dall’alto di un podio fatto appositamente costruire per lui dirimpetto al Municipio, così disse: “Messina è risorta, però obbedendo a quell’impulso di sincerità che non ci deve mai abbandonare perché siamo come siamo, fascisti, ho visto venendo dal mare un ciglione dove esistono ancora delle baracche. Ora io vi dico che porremo assolutamente fine e nel termine più rapido possibile a questi residuati che devono assolutamente scomparire perché voi dovete abitare nelle case vere di un popolo civile e di un alta civiltà quale voi siete. Ora io vi dico che non è assolutamente più possibile che i fanti eroici della peloritania siano costretti a confronti che li fanno umiliare! Come per la grande stazione marittima e terrestre, per la quale ho stabilito la data di inaugurazione, 28 ottobre del 1939, così io vi dico che per la stessa epoca non ci saranno più baracche a Messina!”
Agli inizi del ’40 Messina era una città completamente ricostruita, non vi erano più baracche, i palazzi avevano sostituito le infami dimore, erano stati costruiti 500 isolati che facevano riferimento a ben 6000 alloggi, la ferrovia era stata completata già nell’Ottobre del ’39 come promesso da Mussolini qualche anno prima e la Fiera, secolare tradizione messinese che aveva avuto il suo massimo splendore nel ‘500 e nel ‘600, era stata riaperta.
Messina fu la prima città dove fu sperimentato per la prima volta il cemento armato.
Tra le opere più importanti che vennero compiute ricordiamo l’elegante Palazzo di Giustizia dell’Arch. Piacentini, la nuova cortina del porto che comprendeva 13 isolati con due meravigliosi affacci a mare, quello di piazza Municipio e
quello di piazza Prefettura, tra i cui progettisti occorre non dimenticare gli architetti Raffaele Leone, Giuseppe Samonà e Guido Viola. Prima del sisma esistevano a Messina 129 chiese e le più antiche risalivano al XII secolo. In esse si trovava distribuito un patrimonio notevole di pitture e di sculture accumulate nei precedenti secoli ed alcune per il loro spiccato valore artistico erano state insignite del privilegio di essere annoverate fra i monumenti nazionali. Grazie alla mediazione dell’Arcivescovo Angelo Paino e alla sua stretta amicizia col capo del Governo Benito Mussolini Messina riebbe gran parte delle sue chiese tra le quali la Chiesa dei Catalani, il Duomo e la Chiesa S. Maria Alemanna. E proprio l’Arc. Paino si premurò di riunire tutto il patrimonio artistico salvatosi dal sisma nella Chiesa di S. Maria Alemanna, oggetti di elevato pregio storico e artistico che vennero poi portati nell’attuale sede del Museo Regionale di Messina. Infine, sul finire degli anni ’30, quasi per esorcizzare un eventuale nuovo terremoto, fu costruita sulla
estremità della penisoletta di S. Ranieri la stele della madonnina del porto con un iscrizione che ricorda la tradizione popolare secondo la quale la madre di Gesù protegge perpetuamente le sorti della città:
VOS ET IPSAM CIVITATEM BENEDICIMUS.
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