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mercoledì 11 maggio 2011

Il Testamento Spirituale di Rutilio Sermonti

Ascoltatemi, carissimi amici e compagni di fede. Questo non è un addio. L’addio, sarete voi a darmelo, quando io non potrò più farlo, dato che, fino all’ultimo respiro, intendo adempiere al giuramento che prestai il 28 ottobre 1939 allo Stadio dei Marmi, al Duce presente.
E’ un testamento e una consegna, e, come tale, va redatto presso alla conclusione della vita, ma ancora nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, come il destino ha voluto conservarmi tuttora.
Mi rivolgo a voi, che mi siete più vicini nei ranghi, ma vi faccio carico di serbare in cuore le mie parole e di divulgarle al massimo e con ogni possibile mezzo a tutti coloro che giudicate pronti a riceverle, il giorno in cui mi porrò in congedo illimitato.
Per tutta la vita, ho cercato di servire il nostro comune ideale.Come tutti, ho certo commesso errori ed ingenuità, ma posso orgogliosamente affermare, sfidando chiunque a contraddirmi, di non aver mai accettato il più insignificante compromesso con la laida baldracca cui si usa dare il nome di Libertà, nè con i suoi logorroici manutengoli. Ora che il fardello del legionario comincia a premere sulle mie dolenti spalle, e che il mio passo malfermo necessita dell’appoggio affettuoso dei giovani fedeli, credo quindi di potere, senza mancarvi di rispetto, rivolgermi a voi in tono quasi paterno.
La prima verità da intendere è questa: che il compito che ci siamo assunti non è da uomini, ma da eroi. Non è affermazione retorica, questa, ma rigorosamente realistica. E, se così numerosi tentativi di riunione delle nostre forze sono falliti, è stato perchè si è voluto affrontarli da uomini e non da eroi. E gli uomini, anche di buon livello, hanno una pletora di debolezze, di vanità, di fisime, di opportunismi, che solo gli eroi sanno gettarsi dietro le spalle.
Come tante altre parole, anche “eroe” ha bisogno di una definizione. Non intendo, con essa, riferirmi a un comportamento eccezionale dettato da un attimo di esaltazione, di suggestione e di sacro furore, che può portare fino a “gettare la vita oltre l’ostacolo”. Intendo definire quel fatto esistenziale e permanente, detto “concezione eroica della vita”, che accompagna il soggetto in tutte le sue azioni e pensieri, anche apparentemente più tranquilli. Eroe, è quindi chi riesce a spezzare i vincoli condizionanti che lo legano, ora ad ora, alla grigia materialità del quotidiano, per seguire ad ogni costo la suprema armonia del cosmo, il sentiero della super-vita e della partecipazione al Grande Spirito. L’eroe è quindi portato a fare il proprio dovere, senza bisogno di alcuna costrizione, ed ha nella propria coscienza un giudice ben più acuto e inesorabile che un pubblico impiegato seduto dietro a un bancone. Libero, non è chi non ha padrone, ma chi è padrone di se stesso, e quindi l’eroe è il solo tipo umano veramente libero.
Non è che l’eroe non si allacci anche lui le scarpe, non paghi il telefono, non incassi lo stipendio o non partecipi magari a una compravendita. Solo che, per lui, quelle sono incombenze necessarie ma accessorie, secondarie: non sono “la realtà della vita”, come per l’uomo qualunque. Servono a campare, ma vivere per campare gli toglierebbe il respiro.
Per questo, il nostro primo imperativo dev’essere. “tutti eroi !”.
Il mio testamento spirituale potrebbe finire quì, perchè tutto quel che ho fatto, detto e abbondantemente scritto in tanti anni, non è che la conseguenza di quell’impostazione.
Voglio però aggiungervi un paio di consigli, che ritengo possano essere utili per la vostra continuazione della lotta.
Il primo è di adottare un ordinamento (e una formazione) fondato sui doveri e non sui diritti.
Sul piano meramente logico, sembrerebbe la stassa cosa. Se Tizio ha un diritto, ci dev’essere un Caio che ha il corrispondente dovere verso di lui. Se quindi io dico. “Tizio ha diritto di avere X da Caio”, è sinonimo del dire ” Caio ha il dovere di dare X a Tizio”. Che differenza c’è ?
C’è, la differenza. E sta nel fatto che, mentre il proprio dovere si può FARE, il proprio diritto si può soltanto RECLAMARE. Ne consegue che, se tutti fanno il loro dovere, e tale è la maggior cura dello Stato, automaticamente anche tutti i diritti vengono soddisfatti, mentre, se si proclamano diritti a piene mani, e tutti li reclamano, si fanno solo cortei con cartelli e una gran confusione e intralcio al traffico (protetto da stuoli di vigili urbani), ma il popolo resta a bocca asciutta, eccettuati i sindacalisti.
La seconda esortazione ha carattere operativo. Un uomo solo, un Capo, può impugnare la barra delle massime decisioni, ma deve possedere qualità eccezionali, che ben raramente si riscontrano. In sua mancanza, un gruppo di tre, quattro, cinque persone accuratamente selezionate, possono svolgere la funzione decisionale con sufficiente prontezza e saggezza. Un organo più numeroso, può funzionare solo a patto che vi sia una rigorosa divisione di funzioni e relative competenze, tra cui quella di sintesi, svolta da pochissimi. Ma soprattutto , deve dominare in esso l’assoluta unità di intenti, al difuori di qualsiasi carattere agonistico ( tipo maggioranza e opposizione). In mancanza di tali requisiti, l’organo numeroso è del tutto inutile, anzi gravemente dannoso, perchè vengono a dominare poteri “di fatto” fuori di ogni controllo. Vi dico questo, sia in vista degli organi dello Stato organico che intendiamo istaurare, sia per quanto riguarda agli organi interni di “nostre” formazioni. Per queste ultime, anzi, il pericolo delle vaste “collegialità” (vedasi il pessimo esempio del MSI-DN) è ancor più grave, perchè fattore della degenerazione demagogica e incapacitante delle compagini stesse. Lasciate quindi al belante gregge democratico la ridicola allucinazione di comandare tutti, e coltivate la nobile, virile e feconda virtù dell’obbedienza.
Nessuno nega che il temperamento ambizioso sia uno stimolo per l’azione, ma ognuno stia in guardia: al minimo accenno che esso tenda a prevaricare in lui sulla dedizione alla Causa, sappia mortificarlo con orrore. La vittoria nella “grande guerra santa” è quella.
Se potrò costatare l’accoglienza da parte vostra di queste mie esortazioni, saprò di non aver vissuto inutilmente.
Ed ora, non avendo più la forza di stare al remo, torno a darmi da fare al timone.
Enos, Lases, iuvate !
Rutilio

Chi è Rutilio Sermonti?
Rutilio Sermonti (Roma, 18 agosto 1921) è un avvocato e politico italiano, fermo oppositore delle teorie evoluzioniste.
Nel 1942 partecipa da volontario alla seconda guerra mondiale come sottufficiale del Regio Esercito e, dopo l' 8 settembre del 1943, aderisce alla Repubblica Sociale Italiana come ufficiale del Battaglione San Marco. Nel dopoguerra, laureatosi in legge, esercita la professione forense e contestualmente si dedica all'attività politica. Rutilio è fratello di Giuseppe Sermonti.
Nel dicembre 1946 è tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano, dal quale fuoriuscirà nel 1954 in segno di protesta in seguito all'insediamento di Arturo Michelini quale segretario del partito poiché ritenuto dal Sermonti troppo dialogante con la Democrazia Cristiana.
Aderì nel 1956 al cosiddetto "primo gruppo" del movimento extraparlamentare Ordine Nuovo (movimento) dove diviene membro del comitato direttivo. Rientrerà nel 1968 in seno al Movimento Sociale insieme a Pino Rauti e nel 1971, nominato segretario del Fronte Verde, il movimento ambientalista dell'MSI. Negli anni '80 è presidente dei Gruppi Ricerca Ecologica. Dopo lo scioglimento del partito nel 1995, non aderisce ad AN e confluisce nel Movimento Sociale-Fiamma Tricolore di Pino Rauti per poi, due anni dopo, partecipare alla fondazione del movimento politico Fronte Nazionale.
Prolifico autore di numerosi libri a carattere storico, si dedica allo studio delle scienze naturali e biologiche che lo vedranno fermo oppositore delle teorie evoluzionistiche e del darwinismo. E' anche apprezzato pittore e ceramista.

Opere
  • Rapporto sull'evoluzionismo,
  • Disciplina giuridica dell’artigianato;
  • Valori corporativi;
  • Il prezzo della salvezza;
  • I Carabinieri nella storia d’Italia;
  • L’Uomo, l’ambiente e se stesso;
  • Stato Organico;
  • Grande Spirito. Incontro con gli Indiani nordamericani;
  • Il linguaggio della lingua;
  • Evoluzionismo: scienza o frode?;
  • Noi e Loro (storie di uomini e di bestie);
  • L’Italia nel XX secolo;
  • con Pino Rauti, Storia del fascismo, ed. Controcorrente, in tre volumi:
    • 1 - Le interpretazioni e le origini, 2003
    • 2 - Dannunzianesimo, biennio rosso, marcia su Roma, 2004
    • 3 - La conquista del potere, 2009
  • Una vita di pensiero e militanza.
  • La grande truffa;
  • Lineamenti per uno Stato organico;
  • Rapporto sull'evoluzionismo.
Clicca QUI per visualizzare una delle conferenze di Rutilio Sermonti.

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