In Ungheria l’inflazione e’ tornata al livello piu’ basso della sua storia economica, raggiunto nel 1974, in pieno regime socialista e nel quadro del Comecon. Questo successo e’ stato ottenuto proprio ignorando le pressanti raccomandazioni di Bruxelles.
Secondo il nostro commentatore Petr Iskenderov sembra che per far funzionare l’economia e’ meglio tenersi alla larga dall’Unione Europea.
Il tasso di inflazione dell’1,3% ha stupito finanche gli esperti locali che avevano pronosticato massimo l’1,7% dopo che in agosto era stato toccato l’1,8%. Possibile che le misure anticrisi di Bruxelles hanno avuto finalmente successo?
Tutto il contrario. Il cosiddetto rigore di bilancio e il controllo della Bce non c’entrano. Anzi.
Ognuno e’ libero di pensarla a suo modo sulla politica del primo ministro Viktor Orban, comunque bisogna riconoscergli una particolare coerenza economica. Lui ha fatto la sua scelta e la persegue nonostante gli ammonimenti di Bruxelles.
Per esempio ha ridotto del 10% le tariffe del gas, dell’elettricita’ e del riscaldamento nonostante gli venisse fortemente sconsigliato. Tanto che Bruxelles aveva accusato l’Ungheria di violare le leggi di mercato.
Eppure nonostante tutto Budapest e’ riuscita a contenere il deficit di bilancio nell’ambito del 3% richiesto dall’Unione Europea. Dice il professor Boris Rubzov:
Tutto cio’ dimostra che in certi casi i paesi europei fanno bene a difendere la propria sovranita’ in campo monetario e creditizio. Ovviamente bisogna valutare ogni situazione concreta. Non per niente diversi paesi dell’Est europeo non ardono dal desiderio di entrare nella zona euro.
Il cosiddetto miracolo magiaro dovrebbe portare a riconsiderare certe concezioni globali e in particolare il ruolo e la collocazione dell’Europa dell’Est.
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