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domenica 11 gennaio 2015

Je ne suis pas Charlie



In queste ore gli eventi che si incrociavano in Francia, con i doppi sequestri di ostaggi e con i terroristi assediati dalla polizia, sono terminati con la morte dei sequestratori e la liberazione dei sequestrati.
Su esecutori e mandanti, nonché sulle cause, di questa fosca vicenda si parlerà fino alla noia nelle prossime settimane, ma intanto abbiamo veduto tornare alla ribalta certe dichiarazioni sullo scontro di civiltà, alla Oriana Fallaci, che il comune buon senso avrebbe dovuto già aver sepolto da anni.
Sono i deliri di quelli che dall’11 settembre ci hanno di volta in volta spiegato la necessità di polverizzare l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia e la Siria, salvo scoprire che dove cadevano regimi invisi agli occidentali nascevano emirati islamici di terroristi.
Basta scorrere le copertine dei quotidiani di certa destra italiana per capire che l’effetto di questa strage è stato quello di alimentare la confusione, stimolare i più bassi istinti dell’opinione pubblica e offrire uno spettacolo imbarazzante del livello di decadenza intellettiva.
Ma se le analisi della destra suscitano sentimenti di assoluta pena, le lezioncine della sinistra provocano disgusto. Le fogne illuministe e progressiste hanno vomitato tutto il peggio del loro detestabile repertorio ideologico dipingendo i “martiri” di Charlie Hebdo come paladini e simbolo della libertà di espressione, come “parte di una grande tradizione: quella libertaria, sboccata e anticlericale che ha sempre fatto ironia sui dogmi e sui conservatorismi endemici alle religioni”, ragione per cui “non può esserci civiltà democratica laddove la critica alla religione non è libera.”
In realtà la presunta satira di quel giornale era semplicemente blasfema e squallida e rendeva a pieno l’idea del concetto di “libertà di stampa” degli illuministi, il cui credo massimo è il non aver rispetto e decenza per alcuno.
Ma come non è ammissibile giustificare gli assassini, la si smetta anche di parlare di valori dell’Occidente e di libertà di espressione da difendere, perché se questi sono gli esempi per i quali mobilitarrsi significa che l’Occidente s’è già abbondantemente suicidato senza bisogno che altri lo sottomettano.
Ma poi, di quali paladini della tradizione libertaria si parla? Ci si dimentica che il direttore di Charlie Hebdo, a suo tempo, decise il licenziamento di un collaboratore, tale Siné, ritenendo la sua satira “antisemita” e lesiva dell’ immagine del giornale, affermando: “Siné ha superato ogni limite; il suo testo diffonde una voce falsa (circolata da tempo su blog e siti) stabilisce un legame fra conversione all’ ebraismo e successo sociale. Inaccettabile”.
A qualcuno risulta che la redazione satirica di Charlie Hebdo abbia, a suo tempo, espresso solidarietà al comico Dieudonné per essere stato violentemente discriminato, attaccato, insultato, espulso dai palcoscenici mediatici per la sua satira pungente contro il sionismo? (subito trasformata in antisemitismo, con sommo sprezzo del ridicolo visto che lui stesso è semita).
E allora quale libertà di espressione si vuole difendere con le matitine diritte?
In Francia oggi c’è una legge, la Loi Gaissot, che punisce con la galera – e con una galera molto lunga – i reati di opinione, ovviamente non tutti, ma quelli che non garbano al potere costituito. In Francia sono osteggiate le manifestazioni pubbliche di fede religiosa. Ancora in Francia c’è divieto di stampa e di diffusione di una serie infinita di “opere maledette”. La Francia è tra i paesi europei con il più alto numero di reati di opinione. Quello che ha dovuto subire Faurisson non lo abbiamo dimenticato, perchè si persegue un reato di opinione come quello del negazionismo della Shoah. E le leggi contro l’omofobia? Oggi in Francia si rischia la galera solo se si dice di essere contro i matrimoni gay!
In Italia, dove si ripete questa litania sulla difesa della libertà d’espressione, abbiamo una Costituzione che ancora vieta la ricostituzione del partito fascista, una serie di reati d’opinione (Legge Mancino) e vantiamo il record mondiale di prigionieri politici in una democrazia.
Quindi, non si venga a parlare di un’ipocrita difesa delle libertà d’opinione e di stampa.
Quanto alla coerenza, invocata da alcuni a proposito della figura di Stéphane Charbonnier, direttore comunista di Charlie Hebdo, che disse di preferire di “morire in piedi piuttosto che vivere in ginocchio”, altri l’hanno testimoniata molto prima di lui e per cause ben più degne.
Peraltro, la sinistra non perde occasione per dispensare sui media le sue rivoltanti analisi, spiegando che “l’attacco a Charlie Hebdo è un tentativo di intimidazione in puro stile fascista, che è fanatico chi non tollera le altre culture e religioni, chi non ammette una integrazione per gli stranieri e chi istiga all’odio contro i migranti che qualche volta, sempre per mano di fanatici, vengono picchiati per le strade. Fanatico è chi fa pratica quotidiana di antisemitismo e islamofobia, o chi brandisce il crocifisso per giustificare l’odio contro chi vive secondo regole diverse. Fanatico è chi ha in mente di incendiare i campi Rom e di trattare quel popolo come fossero tutti “infedeli”. Fanatico è chi istiga all’odio contro gay, lesbiche, trans o contro le donne…. di fanatici è pieno il mondo, inclusi quelli che vanno in giro con le svastiche stampate sulle braccia o sul cervello e immaginano che in nome del fascismo abbiano il diritto di poter essere sorpresi dell’intolleranza di gente orribile che se compie un danno contro i vignettisti francesi sono definiti terroristi, se invece li becchi a malmenare gay o migranti in giro per la capitale sono persone “esasperate”.
Insomma, la difesa della libertà e della democrazia si confonde volutamente con quella della laicità materialistica e atea, del razionalismo arido e dei valori illuministi riproponendo, ancora, un antifascismo confuso e cialtrone, creando un “idealtipo” del perfetto nazifascista, psicopatico, frustrato, incolto, violento, etc., ma accantonando l’arroganza intellettuale e l’ottundimento mentale che allignano nella cultura razionalista, atea e relativista, pronta a giustificare ogni massacro commesso in nome della Ragione (dal Terrore alla Vandea), in nome della Democrazia (da Hiroshima a Dresda alla Siria di Assad), in nome del Progresso (le inseminazioni eterologhe e le manipolazioni degli embrioni), dell’Uguaglianza (i matrimoni di gay e lesbiche) e, in generale, dei sacri Diritti dell’uomo (adozioni per gli omosessuali, eutanasia, pedofilia).
E’ la solita dittatura dei “buoni”, cioè il sionista, il gay e la lesbica, il patriota americano, il democratico radical, che per realizzare le “magnifiche sorti e progressive” impongono a tutti di accettare il loro sistema di pensiero e la loro libertà d’insozzare, di minare, di corrodere, di sovvertire ogni ordine e tradizione, arrivando a trasformare un giornaletto di bestemmie e pornografia, letame allo stato puro del pensiero laicista ed illuminista, nel presunto baluardo della libertà e della civiltà di tutti.
Invece è solo la turpe macchina dell’omologazione, che discrimina tutti quelli che non si adeguano alle sue verità incontestabili.
Del resto, proprio un certo Voltaire ebbe ad affermare che “per capire chi vi comanda, basta scoprire chi non vi è permesso criticare”.

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